- ABHIDHARMA: sanscrito (in tibetano Cho Ngompa), trattato che riguarda l’analisi della mente e in generale lo studio dei fenomeni.
- ADI BUDDHA: sanscrito, letteralmente “Primo illuminato” o “Buddha Primordiale”. La sua figura corrisponde a Samantabhadra.
- AGGREGATI (sanscrito Skandha – tibetano Phung-Po): sono le parti che compongono un individuo. Essi sono:
1- FORMA (sanscrito Rupa – tibetano Gzugs)
2- SENSAZIONI (sanscrito Vedana – tibetano Tshorba)
3- DISCRIMINAZIONI/PERCEZIONI (sanscrito Samina – tibetano Du-shes)
4- FATTORI COMPOSTI/IMPULSI/FORMAZIONI MENTALI (sanscrito Samskara – tibetano Du-byed)
5- COSCIENZA (sanscrito Vijnana – tibetano Rnams she)
- AKSHOBHYA (BUDDHA): sanscrito, letteralmente “L’Imperturbabile”. E’ uno dei 5 Dhyani Buddha, rappresenta l’aggregato purificato della Coscienza.
- ALAYAVIJNANA: sanscrito, traducibile con “Coscienza deposito”. Si intende la mente base dove si depositano i semi karmici che determinano le rinascite.
- AMITABA (BUDDHA): sanscrito (tibetano Opagme), letteralmente “Luce Infinita”. E’ uno dei 5 Dhyani Buddha, rappresenta l’aggregato purificato della percezione.
- AMOGHASIDDHI (BUDDHA): sanscrito, letteralmente “Realizzazione Insuperabile”. E’ uno dei 5 Dhyani Buddha, rappresenta l’aggregato purificato delle formazioni karmiche.
- ANTIDOTI o POTERI OPPONENTI: con questo termine si intendono gli antidoti ai veleni mentali, in questo senso sono mezzi che hanno il potere di opporsi ad essi.
1- Potere delle BASI: PRESA DI RIFUGIO e SVILUPPO DELLA BODHICITTA
2- Potere del PENTIMENTO: sviluppare il sincero rammarico per le azioni negative commesse
3- Potere dell’ANTIDOTO DIRETTO/VERO ANTIDOTO: si intendo gli stati mentali positivi da applicare per eliminare quelli negativi. In particolare:
Contro l’ODIO -> COMPASSIONE/GENTILEZZA
Contro la RABBIA -> PAZIENZA
Contro l’ATTACCAMENTO/DESIDERIO -> GENEROSITA’
Contro l’ORGOGLIO -> EQUANIMITA’
Contro l’INVIDIA/GELOSIA -> RIGIORIRE DELLA FORTUNA DEGLI ALTRI
- ANUTTARA YOGA TANTRA: sanscrito, rappresentazione del Tantra dell’Unione suprema, nel quale le pratiche esterne vengono sostituite dalla pratica di meditazione, giungendo quindi all’unione di beatitudine e vacuità.
- ARHAT: sanscrito (tibetano Draciomba), si può tradurre con “Colui che ha distrutto i nemici delle afflizioni”, un individuo che al momento della morte potrà raggiungere il Nirvana.
- ARYA: sanscrito (tibetano Pagpa), letteralmente “Nobile”/“Degno di”.
- ATISHA: (982 a.C. – 1.054 d.C.) è una grande figura del buddismo in virtù del contributo dato, insieme a Marpa, per la reintroduzione del buddismo in Tibet dopo i lunghi anni di persecuzioni durante il regno di re Langdarma. Fu un monaco buddista indiano, noto anche come l’Illustre”, ed è considerato colui che ha ispirato la tradizione Kadampa.
- AVALOKITESHVARA: sanscrito (tibetano Chenrezig), letteralmente “Colui che vede tutti con i propri occhi”. E’ il bodhisattva della grande compassione.
- AZIONI NEGATIVE - LE 10 AZIONI NEGATIVE: sono le principali azioni che portano allo sviluppo di karma negativo.
* 3 sono commesse con il corpo:
1- Uccidere
2- Rubare
3- Avere comportamenti sessuali scorretti
* 4 sono le relative alla parola:
4- Mentire
5- Pronunciare parole che portano discordia
6- Maldicenza (ferire gli altri con le parole)
7- Discorsi oziosi (dilungarsi in chiacchere inutili)
* 3 sono commesse con la mente:
8- Invidia
9- Malevolenza (desiderio di fare del male ad un altro essere)
10- Coltivare visioni errate (come non credere nella legge del Karma ecc.)
- BARDO: tibetano, letteralmente “stato intermedio”. In realtà indica tutti i tipi di stati intermedi, (come ad esempio il sogno), ma generalmente quando si parla di bardo si intende il bardo della morte, che separa l’esistenza precedente da quella successiva. Nel bardo la mente acquisisce un corpo sottile molto simile a quello utilizzato durante i sogni. La coscienza perdura in questo stato al massimo 49 giorni e in base al karma accumulato rinascerà in uno dei 6 reami di esistenza. Nel buddismo tibetano il testo principale che descrive dettagliatamente il bardo della morte è il “Libro Tibetano dei morti”.
- BENEDIZIONE (tibetano Ginlab): in senso buddista è intesa come energia ispiratrice emanata dal Guru con il fine di trasformare le potenzialità presenti nel continuum mentale dell’allievo.
- BHIKSU: sanscrito (tibetano Ghelong), il termine indica un monaco buddista che ha preso i 253 voti. Il termine è uguale si nella tradizione Hinayana che in quella Mahayana.
- BHUMI: sanscrito, letteralmente “Terre” o “Stadi”. Nel buddismo Mahayana indica il percorso graduale in dieci stadi che un bodhisattva deve attraversare prima di diventare un Buddha perfettamente realizzato.
- BODHICITTA: sanscrito (in tibetano Chang Chub Kyi Sem), letteralmente “Mente dell’illuminazione”. Indica il desiderio, nato dallo sviluppo della compassione, di raggiungere l’illuminazione per poter beneficiare tutti gli esseri senzienti.
- BODHISATTVA: sanscrito (in tibetano Cianciub Sempa), indica un essere che sta percorrendo il sentiero verso l’illuminazione con la motivazione di poter poi aiutare gli altri esseri senzienti ad ottenere la liberazione. Per questo motivo rinunciano ad uscire dal Samsare e scelgono di rinascere per guidare gli altri esseri ancora preda della sofferenza.
- BUDDHA: sanscrito (in tibetano Sangye), letteralmente “Risvegliato”. E’ un titolo attribuito a tutti gli esseri che hanno raggiunto la piena illuminazione. Il Buddha della nostra epoca è Buddha Shakyamuni.
- BUDDHADHARMA: sanscrito, letteralmente “Gli insegnamenti del Buddha”. Indica l’insieme di tutti gli insegnamenti del Buddha Shakyamuni.
- BUDDHA DELLA MEDICINA: è una manifestazione della mente illuminata che può aiutare nella guarigione, non solo in termini di malattia, ma anche nel senso più ampio che riguarda i vari tipi di ostacoli.
- BUDDHA SHAKYAMUNI (in tibetano Shakya thub-pa): è il Buddha storico (chiamato anche Gautama Buddha). Nacque come principe Siddhartha a Lumbini (Nepal meridionale) nel 566 a.C. All’età di 35 anni raggiunse la completa illuminazione mentre si trovava in meditazione sotto l’albero del bodhi a Bodh Gaya (India). Dopo aver ottenuto la liberazione Buddha iniziò ad diffondere il Dharma dando insegnamenti adatti a praticanti di livelli diversi. Morì all’età di 81 anni a Kushinagara (India).
- CAMPANA -> VEDI GHANTA
N.b. da non confondersi con la ciotola di metallo chiamata Campana tibetana.
- CANESTRI – I TRE CANESTRI: sono tutti gli insegnamenti del Buddha Shakyamuni (detti nel loro insieme Buddhadharma) contenuti nel Canone Pali:
* Vinaya Piṭaka o “canestro della disciplina”
* Sutta Piṭaka o «canestro della dottrina»
* Abhidhamma Piṭaka o «canestro della fenomenologia»
- CENRESIG: tibetano -> vedi AVALOKITESVARA
- CHIARA LUCE (sanscrito Prabhasvara – tibetano Od-gsal): luminosità interiore della mente come tale. Si manifesta quando tutti i venti di energia si sono dissolti nel canale centrale. Ciò accade per gli individui ordinari al momento della morte, quando le menti grossolane cessano di esistere, mentre i praticanti molto avanzati possono sperimentarla in meditazione. E’ la totale assenza di buio, la luce che illumina le 5 saggezze (5 dhyani buddha).
- COMPASSIONE (sanscrito Karuna – tibetano Snying rje): il termine indica il sincero desiderio che tutti gli esseri ottengano l’autentica felicità (Amore) e allo stesso tempo l’attitudine a fare il possibile affinché la ottengano. La compassione verso sé stessi è la rinuncia alle cause della sofferenza.
- CONOSCENZA (sanscrito Vidya – tibetano Rigpa): nel buddismo viene intesa come consapevolezza.
- COONTINUUM MENTALE (sanscrito Santana – tibetano Sems-rgyud): flusso mentale o continuità della coscienza di ciascun essere senziente, che prosegue senza interruzione di vita in vita.
- CORPI DI EMANAZIONE -> vedi TRIKAYA
- DAKA: sanscrito, sono il corrispettivo maschile delle Dakini. Sono di solito raffigurati come yogi tantrici con lunghi capelli arruffati, nudi o vestiti di pelli animali.
- DAKINI: sanscrito (Khandro o Khandroma in tibetano), letteralmente “Colei che vola in cielo” o “Danzatrice del cielo”. Le Dakini sono emanazioni femminili della mente illuminata e rivestono un ruolo importante nel buddismo tibetano tantrico. Le Dakini possono manifestarsi in diversi aspetti (pacifici/irati – giovani donne/vecchie megere), e possono essere dispensatrici di insegnamenti nei confronti dei praticanti più avanzati. Sono considerate custodi di insegnamenti molto elevati.
- DALAI LAMA (in tibetano Tenzin Gyatso): titolo attribuito al capo spirituale del Tibet, composto dal termine Dalai (in lingua mongola), che significa “Oceano” e Lama (in lingua tibetana), che significa “Maestro”. Il termine viene tradotto con “Oceano di Saggezza”. Venne attribuito per la prima volta nel 1578 a Sonam Gyatso (all’epoca capo della corrente Gelugpa), dal re mongolo Altan Khan. Egli fu in realtà il terzo Dalai Lama perché scelse di nominare rispettivamente primo e secondo Dalai Lama i due abati del monastero di Drepung che lo avevano preceduto. Il Dalai lama è considerato la reincarnazione del bodhisattva della compassione Avalokitesvara.
- DAMARU: tibetano, piccolo tamburo a doppia faccia usato nel buddismo tibetano come oggetto rituale.
- DEVA: sanscrito, letteralmente come aggettivo “Ciò che è divino” o “Celeste”, mentre come sostantivo maschile indica una divinità.
- DHARMA: sanscrito (tibetano Ciö), può essere tradotto con “Legge/Legge Universale” o anche “Dottrina”. Il termine ha in realtà molteplici interpretazioni e sfumature e viene utilizzato in modo differente in base al contesto (ad esempio viene usato per indicare sia gli insegnamenti del Buddha, che tutti i fenomeni esistenti).
- DHARMAKAYA: sanscrito (in tibetano Ciöku), letteralmente “Corpo del Dharma”. E’ uno dei tre corpi di un Buddha, corrispondente alla Vacuità dell’Illuminazione. Indica anche lo stato della mente onnisciente di un Buddha che ha la visone diretta della vacuità. Il Dharmakaya racchiude in sé gli altri due corpi e viene indicato anche con il termine Dharmatākāya o Corpo della Realtà. Gli altri due corpi sono il Samhogakaya e il Nirmanakaya, nel loro insieme chiamati Trikaya.
- DHYANA: sanscrito, letteralmente “Meditazione”.
- DHYANI BUDDHA – 5 DHYANI BUDDHA: si tratta delle cinque famiglie di Buddha che rappresentano l’aspetto purificato delle principali afflizioni della mente. I loro nomi sono : Akshobhya, Amitaba, Amoghasiddhi, Ratnasambava e Vairocana.
- DIFETTI MENTALI (sanscrito Klesha – tibetano Nyn Mogstib): sono le oscurazioni mentali che inquinano la natura illuminata della mente di ciascun essere.
I tre principali, detti anche I 3 VELENI, sono:
1- IGNORANZA
2- ATTACCAMENTO/DESIDERIO
3- ODIO/RABBIA/AVVERSIONE
In realtà esistono 84.000 afflizioni mentali e relativi antidoti per superarle.
- DIREZIONI – LE 10 DIREZIONI: sono i 4 punti cardinali, le loro 4 posizioni intermedie, lo zenith e il nadir.
- DOPPIO VAJRA (in sanscrito Visvavajra): questo simbolo è composto dall’intersezione di due Vajra. Simbolicamente le quattro punte che partono da un unico centro vogliono significare che da uno stato assolutamente puro (come un diamante) viene irradiata una luce invincibile e potente (come un fulmine) che si espande verso tutti gli esseri senzienti in tutte le direzioni dello spazio e nei tre tempi.
- DORGE -> vedi VAJRA
- DORGE CHANG -> vedi VAJRADHARA
- ENERGIA ISPIRATRICE -> vedi BENEDIZIONE
- EONE -> vedi KALPA
- EQUANIMITA’ (in sanscrito Upeksa): consiste nel provare un senso di imparzialità nei confronti di tutti gli esseri viventi indistintamente, superando la tendenza a classificarli in base alle categorie di Amici, Nemici o Estranei. L’equanimità è la base per sviluppare la compassione.
- FEDE: questo concetto nel buddismo è inteso nel senso di fiducia nei confronti del Buddha in particola e dei tre gioielli in generale. Questo tipo di fede, opposto alla fede cieca, può essere sviluppata tramite la conoscenza e la contemplazione delle qualità del Buddha (sanscrito Buddhanussati).
- FENOMENO: tutto ciò che si manifesta (cose, esseri, sensazioni, emozioni, pensieri, situazioni ecc.).
- GAMPOPA: (1079 – 1153 d.C.) discepolo principale di Milarepa e mestro di Dusum Chiempa, il primo Karmapa. Le trasmissioni monastiche Kagyu risalgono a lui.
- GANACHAKRA: sanscrito (tibetano Tsog), letteralmente “Cerchio della moltitudine” o “Assemblea”. L’offerta dello Tsog rappresenta la parte più importante della Guru Puja. Indica il momento in cui si offrono diversi tipi di sostanze rituali che hanno lo scopo di soddisfare l’intero circolo dell’assemblea dei partecipanti: il Guru, tutti gli esseri santi, il Sangha stesso e tutti gli esseri dei sei stati di esistenza, in particolare quelli che sono nelle condizioni di maggiore sofferenza.
- GESHE: tibetano, titolo di studio attribuito ad un monaco alla fine del percorso di studi nei collegi monastici di trazione buddista tibetana. Corrisponde ad un dottorato in filosofia.
- GHANTA: sanscrito (tibetano Drilbu), è la campana utilizzata come oggetto rituale. Nel suo significato simbolico rappresenta la parte femminile, la Pura Conoscenza/Saggezza (Prajnaparamita), indissolubilmente legata al Vajra, parte maschile, che rappresenta invece il Metodo.
- GOMPA: tibetano, indica il luogo preposto alla meditazione.
- GRANDE VEICOLO -> vedi MAHAYANA
- GURU: sanscrito (in tibetano Lama), letteralmente “Maestro”. Nella tradizione buddista il rapporto tra maestro e discepolo è uno dei punti cardine della pratica, nonché uno degli aspetti più importanti per il proseguire del praticante nel cammino spirituale. Infatti solo il maestro può fornire all’allievo le istruzioni più adatte a lui e decidere tempi e le modalità di esecuzione delle pratiche spirituali a lui più consone.
- GURU PUJA: sanscrito, letteralmente “offerta al Guru”. Fa parte delle patiche denominate di Guru Yoga. Consiste in un’offerta fatta con lo scopo di compiacere il maestro spirituale e ringraziarlo della gentilezza con cui guida i discepoli lungo il sentiero verso l’illuminazione. In questo rituale il Guru è considerato come la personificazione dei Tre Gioielli ed è visualizzato come una divinità a cui si fanno offerte. Il testo della Guru Puja è stato composto dal grande Panchen Lobsang Ciöky Ghialtzen nel XVII secolo.
- GURU YOGA: sanscrito (in tibetano Lame Nalgior), letteralmente “Unione con il Guru”. E’ una pratica che porta l’allievo ad unire la propria mente ordinaria con la mente di saggezza del Maestro. Nel guru yoga si percepisce il Guru come un autentico Buddha: con tale atteggiamento, è possibile trasferire nel proprio continuum mentale le realizzazioni del Maestro. Il praticante mostra dunque al proprio Guru grande rispetto poiché ne riconosce la incomparabile gentilezza e preziosità.
- GURU YOGA DELLE CENTO DIVINITA’ DELLA TERRA GIOIOSA: il Guru Yoga di Lama Tzong Khapa o Guru Yoga delle cento divinità della terra gioiosa è una pratica di Guru Yoga, ed è considerato un metodo potente per accumulare meriti e ricevere le benedizioni a sostegno del proprio sviluppo spirituale. La sadhana di meditazione relativa a questa pratica contiene i punti essenziali del Lam Rim, il sentiero graduale verso la liberazione.
- HINAYANA: sanscrito (in tibetano Tegmen), letteralmente “Piccolo veicolo”. Una delle 3 correnti del buddismo in cui il fine della pratica è pervenire il più rapidamente possibile alla salvezza individuale, il Nirvana. Questo sentiero è chiamato anche “La via dell’Arhat”. Le altre 2 correnti sono Mahayana e Vajrayana. Oggi questa scuola viene chiama Theravada.
- IGNORANZA: nella filosofia buddista il termine indica l’interpretazione errata della reale natura dei fenomeni (cioè l’incapacità di considerare la loro mancanza di esistenza inerente). L’ignoranza è causa fondamentale di ogni sofferenza.
- ILLUMINAZIONE (in sanscrito Bodhi): per illuminazione si intende il risveglio completo della mente, il manifestarsi della sua vera natura. Con l’illuminazione la mente diventa illimitata e onnisciente e tutti i residui karmici sono purificati. Questa totale purificazione del karma porta alla cessazione delle rinascite, l’uscita dal Samsara.
- IMPERMANENZA (sanscrito Anitya – tibetano Mitakpa): indica la natura transitoria di ogni fenomeno poiché ogni cosa esistente è soggetta ad un inizio e ad una fine.
- INIZIAZIONE/TRASMISSIONE (sanscrito Abhisheka – tibetano Wang): è una pratica molto profonda nella quale un maestro tantrico qualificato trasmette al discepolo una realizzazione che gli permette di connettersi ad uno specifico aspetto della mente illuminata (divinità). E’ chiamata anche “Conferimento di potere” in quanto introduce il praticante nel campo di forza di un determinato aspetto della mente illuminata. L’efficacia di questo genere di pratiche è determinata dal livello di evoluzione spirituale della mente del praticante che la riceve.
- INTERDIPENDENZA: ogni manifestazione fenomenica non può esistere se non in relazione a tutte le altre.
- KADAMPA: tibetano, il termine indica la tradizione di Lama che praticano secondo gli insegnamenti del maestro Atisha e ne detengono il lignaggio.
- KAGYU: una delle quatto scuole del buddismo tibetano. Include gli insegnamenti Nyingma (“Vecchi”) e Sarma (“Nuovi”). Fu portata in Tibet da Marpa. Attualmente le varie e principali scuole di questa corrente sono riunite nella Karma Kagyu sotto la guida di S.S. il Karmapa.
- KALA: sanscrito, letteralmente “Tempo”.
- KALACHAKRA: sanscrito (tibetano Duky Khorlo), letteralmente “Ruota del tempo”.
- KALPA: sanscrito, indica un eone (ciclo cosmico).
- KARMA: sanscrito, letteralmente “Azione”. Con questo termine si indica la legge universale secondo la quale ad un’a azione negativa fa seguito una conseguenza negativa, mentre un’azione positiva porta ad una conseguenza positiva. Questa legge, chiamata di causa ed effetto, vincola tutti gli esseri senzienti al ciclo di rinascite nel Samsara.
- KARMAPA: termine sanscrito, letteralmente “L’uomo dell’attività”. I Karmapa incarnano l’attività illuminata di tutti i Buddha.
- KHEMPO: titolo che indica l’Abate di un monastero o in generale ad un monaco che ha completato l’educazione monastica nel buddismo tibetano.
- LAM RIM: tibetano, “Sentiero graduale verso l’illuminazione”. Sulla base degli scritti del maestro indiano Atisha (“La lampada per il sentiero che conduce all’illuminazione”), Lama Tzong Khapa compose il trattato sul Lam Rim, il “Lam Rim Chen-mo”, che contiene le istruzioni per il progressivo risveglio della mente.
- LAMA: tibetano, traducibile con “Maestro. Il termine equivale al sanscrito Guru.
- LAMA TZONG KHAPA (O JE TZONG KHAPA): è considerato uno dei più importanti lama. Nato nel 1357 nella provincia di Tzong Kha (“terra delle cipolle” – regione dell’Amdo, Tibet orientale), seguì gli insegnamenti di più di quarantacinque maestri delle varie tradizioni del buddismo tibetano e nel 1392 fondò la scuola Ghelupa (chiamata dei “Berretti gialli”). Questa nuova tradizione può essere considerata una sintesi dei diversi lignaggi del buddismo tibetano e racchiude in sé insegnamenti Hinayana, Mahayana e Vajrayana. Lama Tzong Khapa viene anche ricordato per aver composto 18 volumi sul Lam Rim (il sentiero graduale verso l’illuminazione). Lasciò il corpo nel 1419 al monastero di Ganden. Iconograficamente viene spesso raffigurato insieme ai suoi due discepoli più importanti (chiamati anche suoi figli spirituali), Gyal-tsab-je e Khas-grub-je. Lama Tzong Khapa è conosciuto anche con il suo nome d’ordinazione, Lobsang Drakpa.
- LIGNAGGIO: indica una linea di insegnamenti, risalenti direttamente a Buddha Shakyamuni, che vengono trasmessi da maestro ad allievo senza interruzioni.
- MAHAKALA: sanscrito (tibetano Nagpo Chenpo), letteralmente “il Grande nero”. Rappresenta il potere di protezione di tutti i Buddha.
- MAHAMUDRA: sanscrito (tibetano Chagya Chempo), letteralmente “Il Grande Sigillo». Indica ciò che sottende ogni fenomeno, la Vacuità, e gli insegnamenti relativi ad essa.
- MAHASIDDHA: sanscrito, letteralmente “Grande realizzato”. Nel buddismo Vajrayana indica yogi e yogini che coltivano i siddhi della perfezione.
- MAHAYANA: sanscrito (tibetano Tegchen), letteralmente “Grande Veicolo”. Con questo termine si intende l’insieme di insegnamenti e di scuole buddiste che hanno come scopo l’illuminazione completa per il beneficio di tutti gli esseri senzienti. Per questo motivo questo sentiero viene chiamato anche “La via del Bodhisattva”. Le altre due correnti sono Hinayana e Vajrayana.
- MAITREYA: è i Buddha del futuro che, secondo la tradizione, insegnerà il puro Dharma unendo tutti i praticanti delle varie scuole. Egli sarà il Buddha della benevolenza e della compassione.
- MALA: rosario buddista formato da 108 grani. E’ un oggetto che accompagna costantemente il praticante e viene utilizzato principalmente il conteggio del numero dei mantra recitati.
- MANDALA: termine sanscrito (tibetano Kyil-khor), letteralmente “Cerchio del centro”, tradotto anche con “Rappresentazione simbolica della dimora celeste di una divinità di meditazione”. I mandala sono utilizzati da monaci e laici come supporto di meditazione. Quelli esteriori possono essere dipinti su thangka o disegnati con sabbia colorata (in particola questi ultimi vengono poi cancellati per simboleggiare l’impermanenza di tutti i fenomeni).
- MANJUSHRI: sanscrito (in tibetano Jamyang), letteralmente “Gentilezza” o “Dolcezza”. Rappresenta il bodhisattva della saggezza discriminante che aiuta a discernere tra ciò che è corretto e ciò che non lo è, combattendo quindi l’ignoranza.
- MANTRA: termine sanscrito (tibetano Ngag), letteralmente “Protezione della mente”. Il termine di riferisce al potere del suono di risvegliare le potenzialità latenti della mente, attivando le specifiche energie sottili.
- MARPA: (1012 – 1097 d.C.) chiamato anche “Il Grande Traduttore”, fu l’insegnante di Milarepa. Fu inoltre il primo tibetano detentore del lignaggio Kagyu.
- MAYA: sanscrito, letteralmente “Illusione”.
- MEDITAZIONE (sanscrito Dhyana – tibetano Gom): processo di disciplina mentale che ha lo scopo di rendere la mente calma e pacifica.
Esistono differenti tecniche meditative, ma si possono raggruppare sinteticamente in due categorie:
- MEDITAZIONE ANALITICA -> consiste nell’analizzare e riflettere circa il significato degli insegnamenti di Dharma ricevuti.
- STABILIZZANTE (sanscrito Samatha- tibetano Shine’) -> meditazione concentrativa, detta anche “Calmo dimorare”, propedeutica alla successiva fase di meditazione chiamata Vipassana.
- MERITI: il termine indica una forza/energia positiva interiore.
- MILAREPA: (1040- 1123 d.C.) uno dei più noti yogi e poeti tibetani, discepolo principale di Marpa e a sua volta insegnante di Gampopa. Nella prima parte della sua vita si dedicò a pratiche negative, ma grazie all’incontro con Marpa e alla pratica del Dharma riuscì ad ottenere tutte le realizzazioni in una sola vita.
- MOKSA: sanscrito, letteralmente “Liberazione”.
- MUDRA: sanscrito, letteralmente “Sigillo”. Nell’iconografia sono utilizzati per esprimere le caratteristiche principali di una Divinità o la forma in cui essa si manifesta, mentre nell’ambito di pratiche meditative sono importanti strumenti di gestione dell’energia vitale.
- NAROPA: (1040 – 1123 d.C.) mahasiddha indiano, principale discepolo di Tilopa e insegnante di Marpa.
- NGAL-SO: termine tibetano composto dalle parole Ngal (che si riferisce genericamente a tutti i problemi di disarmonia e malattia) e So (che indica invece i metodi per riequilibrare e guarire l’energia vitale). Il termine si riferisce al metodo di autoguarigione trasmesso dal Ven. Lama Gangchen Tulku Rinpoche.
- NIRMANAKAYA: sanscrito, letteralmente “Il corpo che si è costruito” o “Corpo di emanazione”. E’ Il corpo di manifestazione con cui Buddha appare e predica in un dato universo in un determinato tempo. Gli atri due corpi sono il Dharmakaya e il Samhogakaya.
- NIRVANA: è lo stato di cessazione stabile della sofferenza della mente. Precede l’illuminazione completa.
- OTTUPLICE SENTIERO – > vedi QUATTRO NOBILI VERITA’
- PANDITA: sanscrito, indica un saggio studioso.
- PARAMITA: sanscrito, letteralmente “Perfezione” o “Virtù”.
Le principali sono 6:
1- Generosità (sanscrito Dana- tibetano Jimpa) -> donare senza attaccamento o desiderio di remunerazione, ma solo per il benessere degli altri.
2- Disciplina morale/Moralità (sanscrito Sila – tibetano Tsultrim) -> evitare di compiere le10 azioni negative in accordo con i 3 tipi di moralità.
3- Pazienza/Tolleranza (sanscrito Kṣanti – tibetano Zopa) -> include il sopportare l’ingratitudine/insulti/minacce/violenza – Sopportare le prove sulla via del Dharma (sforzi/privazioni) - Non temere la Vacuità anche se la si comprende solo in parte.
4- Impegno/Sforzo (sanscrito Vīrya – tibetano Tsöndrü) -> praticare con impegno e perseveranza, senza pigrizia, ma senza mortificare il corpo.
5- Concentrazione/Contemplazione (sanscrito Dhyāna – tibetano Samten) -> concentrazione meditativa.
6- Saggezza discriminante (sanscrito Prajna – tibetano Sherab) -> si tratta della consapevolezza discriminante o intelligenza discriminativa, che deve ispirare il compimento di tutte le Paramita precedenti.
Oltre alle 6 Paramita vi sono 4 PERFEZIONI SUPPLEMENTARI o “Realizzazioni supreme”. Esse sono:
7- Metodo/Mezzi abili (sanscrito Upaya kausalya – tibetano Thab) -> è l’azione appropriata, l’abilità nell’uso dei mezzi abili.
8- Potenza dell’aspirazione o del Voto Risoluto (sanscrito Pranidhana) -> è l’intensa aspirazione o impegno (e quindi lo sforzo conseguente) a realizzare l’Illuminazione a benefici di tutti gli esseri senzienti fino a quando – per i nostri meriti – il maggior numero di esseri sia stato strappato al Samsara.
9- Forza/Forza morale (sanscrito Bala – tibetano Monlam) -> sono le 5 forze morali, poteri o impulsi spirituali – derivanti dall’aver praticato le precedenti 8 paramita.
10- Saggezza primordiale (sanscrito Jnana – tibetano Stobs) -> è la suprema conoscenza o sapere trascendente.
* Le 10 virtù corrispondono ai 10 Bhumi del sentiero del Bodhisattva.
- PARINIRVANA: è il raggiungimento del completo Nirvana che avviene quando un Buddha o un Arhat lasciano il corpo (morte fisica). Tradizionalmente Buddha Sakyamuni ha raggiunto il parinirvana nel 486 a.C. a Kusinagara.
- PICCOLO VEICOLO -> vedi HINAYANA
- PORTE – LE 3 PORTE: sono corpo, parola e mente.
- PRAJNA: sanscrito, letteralmente “Saggezza”, indica la conoscenza che ha per oggetto la vacuità di tutti i fenomeni. La prajna possiede una natura simile al diamante (Vajra), ed è quindi indistruttibile al di là di ogni dualità. La saggezza è considerata il principio femminile.
- PRAJNA PARAMITA: sanscrito, indica la Saggezza Suprema.
- PRATIMOKSHA: sanscrito, letteralmente “Verso la liberazione”. Comprende tutti i voti monastici e laici. Le istruzioni sulla disciplina morale e sui voti di Pratimoksha date da Buddha Shakyamuni si trovano nei sutra appartenenti alla classe del Vinaya Piṭaka.
- PRATYEKA: sanscrito (in tibetano Ranghyal), letteralmente “I Solitari”. Il termine indica i praticanti del sentiero Hinayana che praticano in particolare la riflessione personale come via verso la liberazione.
- PRECETTI: sono l’insieme dei comportamenti corretti dal punto di vista morale, detti anche «voti radice», indicati da Buddha Shakyamuni, fondamentali per una retta condotta di vita del praticante:
1. Non uccidere
2. Non rubare
3. Non avere comportamenti sessuali scorretti
4. Non mentire
5. Non assumere sostanze che alterano la lucidità mentale (alcool , droghe ecc.)
- PROSTRAZIONI: nel buddismo tibetano è di rito effettuare prostrazioni verso le rappresentazioni iconografiche delle divinità presenti in Gompa (ad esempio verso l’altare su cui sono poste statue o raffigurazioni delle varie manifestazioni della mente illuminata), e verso il maestro spirituale dal quale i praticanti stanno per ricevere insegnamenti/iniziazioni o che si accinge a guidare una pratica. Questo gesto ha il duplice scopo di mostrare rispetto e contemporaneamente applicare un antidoto diretto al difetto mentale dell’orgoglio.
- QUATTRO NOBILI VERITA’: sono il primo insegnamento di Buddha Shakyamuni che le ha esposte nel “Discorso della messa in moto della ruota della Dharma”, pronunciato a Varanasi (India).
In breve esse sono:
1- La Verità del dolore: l’esistenza di ogni essere senziente nel Samsara è caratterizzata dalla sofferenza.
2- La Verità dell’origine del dolore: la sofferenza ha origine nel desiderio, la cui radice è l’ignoranza della vera natura di ogni fenomeno.
3- La Verità della cessazione del dolore: la sofferenza può cessare grazie al conseguimento del distacco.
4- La Verità della via che porta alla cessazione del dolore. La via che porta alla cessazione della sofferenza è l’OTTUPLICE SENTIERO:
1) retta Comprensione
2) retto Pensiero
3) retta Parola
4) retta Azione
5) retta Condotta di vita/Mezzi di sostentamento
6) retto Sforzo
7) retta Consapevolezza
8) retta Concentrazione/Meditazione
- RATNASAMBHAVA (BUDDHA): sanscrito, letteralmente “Nato da un Gioiello”. E’ uno dei cinque Dhyani Buddha e rappresenta l’aggregato purificato delle sensazioni.
- REAMI – I 6 REAMI: secondo tradizione buddista esistono nel Samsara 6 regni in cui gli esseri possono rinascere:
3 sono detti reami inferiori:
1- I reami degli INFERNI CALDI E FREDDI (in sanscrito Naraka): in queste dimensioni infernali la mente sperimenta innumerevoli sofferenze. Gli esseri che rinascono nei Naraka sono stati in una vita precedente particolarmente propensi all’odio e alla rabbia. L’inferno più spaventoso è l’ultimo, chiamato Avici.
2- Il reame degli SPIRITI FAMELICI (in sanscrito Preta): in questo reame rinascono esseri dalle sembianze semi-umane che generalmente sono raffigurati con grandi ventri e bocche esageratamente piccole e sono per questo condannati a soffrire la fame e la sete. Questo tipo di rinascita è determinata dalla propensione all’avidità e all’ingordigia.
3- Il reame degli ANIMALI: Il mondo animale è sullo stesso piano fisico di quello umano. La caratteristica di questa rinascita è l’ignoranza.
3 sono detti reami superiori o fortunati:
4- Il reame degli ESSERI UMANI: secondo il buddismo questa è la rinascita più fortunata poiché è solo come essere umano che è possibile raggiungere l’illuminazione. Inoltre la rinascita umana è considerata particolarmente fortunata quando si rinasce in luoghi dove sia possibile ascoltare il Dharma.
5- Il reami dei SEMIDEI: (in sanscrito Asura): gli esseri che rinascono in questo reame hanno condizioni di vita molto favorevoli, come ricchezza e vigore fisico, ma sono anche soggetti a passioni più intense rispetto a quelle umane. In particolare i Semidei vivono nella sofferenza causata dall’invidia nei confronti degli Dei e questo li porta a creare karma negativo che li spinge a rinascite inferiori.
6- Il reame degli DEI (in sanscrito Deva): le condizioni degli esseri che rinascono in questo reame sono estremamente piacevoli sotto tutti i punti di vista. Nonostante ciò gli dei non sono ancora liberi dal dolore, e in particolare essi sperimentano grande sofferenza poco prima di morire poiché, grazie alla loro chiaroveggenza, vedranno la loro successiva rinascita che, a causa dell’esaurimento del loro karma positivo, sarà necessariamente una rinascita inferiore.
- RIFUGIO – PRESA DI RIFUGIO (in tibetano Kyab Dro): la presa di rifugio è una pratica basilare nel buddismo. Interiormente il praticante si affida completamente ai tre gioielli – Buddha, Dharma e Shangha – con senso di fiducia, gratitudine e rispetto.
Significato del prendere rifugio nel Buddha, Dharma e Sangha:
*Prendere rifugio Buddha indica la necessità di affidarsi a colui che è riuscito ad andare oltre l’esistenza ordinaria;
*Prendere rifugio nel Dharma significa riconoscere gli insegnamenti del Buddha come sentiero che conduce alla liberazione;
*Prendere rifugio nel Sangha significa riconoscere l’importanza degli altri praticanti che ci forniscono, con il loro esempio di corretta pratica, sostegno e motivazione.
Si può prendere rifugio, pronunciando la formula rituale, prima di iniziare ogni pratica/meditazione o più volte al giorno come preghiera.
Un’efficace metafora spesso utilizzata dai Maestri buddisti per spiegare la pratica del Rifugio consiste nel paragonare il praticante ad un malato (afflitto dall’ignoranza e dai difetti mentali), che viene curato dal Buddha (il medico) tramite gli efficaci metodi del Dharma (la medicina) con l’aiuto di validi infermieri (Sangha).
- RIMPOCHE: tibetano, letteralmente “Prezioso”. E’ un titolo onorifico generalmente riservato ai lama reincarnati (Tulku), ma può essere esteso a qualsiasi lama molto stimato.
- RUOTA DI PREGHIERA (tibetano Tu-je chenpo): è uno strumento di preghiera, tipico del buddismo tibetano, composto da un cilindro al cui interno si trova un rotolo di carta sui cui sono scritti mantra. I fedeli fanno ruotare il cilindro in senso orario per diffondere i mantra.
- RUPAKAYA: sanscrito (in tibetano Suku), letteralmente “Corpo di forma”. E’ l’incarnazione fisica di un Buddha.
- SADHANA: sanscrito, letteralmente “Mezzo per compiere”. Indica un testo rituale e di meditazione.
- SAGGEZZA -> vedi PRAJNA
- SAKYA: una delle quattro scuole di buddismo tibetano (nonché uno dei tre lignaggi antichi).
- SAKYAPANDITA: appellativo riservato al maestro tibetano della tradizione Sakyapa Khunga Ghyaltsen.
- SAMANTABADRA: sanscrito (tibetano Kun tu, )è chiamato il Bodhisattva della Verità. Simboleggia la pratica e la meditazione dei Buddha e nonostante in generale sia considerato un Bodhisattva in alcune tradizioni è identificato come il Buddha primordiale (Adi Buddha).
- SAMATHA: sanscrito (tibetano Shine’), indica lo stato di assorbimento meditativo chiamato del “Calmo dimorare”, in cui la mente raggiunge lo stato di calma stabile . Il raggiungimento di Samatha è propedeutico alla successiva fase meditativa chiamata Vipassana.
- SAMAYA: termine sanscrito (in tibetano Damtsig), letteralmente “Impegno”.
- SAMBHOGAKAYA: sanscrito (in tibetano Long Ku), letteralmente “Corpo di Godimento”. Si tratta di un corpo sottile utilizzato dai Buddha e dai bodhisattva avanzati (come Avalokitesvara e Manjushri).
- SAMSARA: è la dimensione dell’esistenza ciclica condizionata dall’ignoranza e caratterizzato dalla sofferenza.
- SANGHA: sanscrito (tibetano Dge-dun), letteralmente “Comunità”. Principalmente indica l’insieme dei monaci buddisti ma può essere esteso anche ai laici che hanno preso rifugio nei “Tre Gioielli” e che osservano i precetti buddisti. Per potersi costituire formalmente un Sangha monastico deve comprendere almeno quattro monaci pienamente ordinati.
- SCUOLE – LE 4 SCUOLE DEL BUDDISMO TIBETANO: nel buddismo tibetano si sono formate nel corso dei secoli quattro grandi correnti, o scuole: Kagyu, Nyingma, Sakya e Gelug.
- SIDDHI: sanscrito, letteralmente “Potere” o “Abilità”. Nella pratica buddista si intendono le realizzazioni spirituali che aprono il meditatore all’utilizzo di particolari abilità psichiche. Per il vero praticante è fondamentale non attaccarsi a queste capacità, qualora si manifestino, per evitare che costituiscano motivo di accrescimento dell’ego e diventino quindi un ostacolo alla pratica.
- SILLABE SEME (in sanscrito búja-mantra): con questo termine sono indicati i mantra composti da una sola sillaba. Essi sono intraducibili poiché sottendono significati molto profondi, inesprimibili a parole. L’apparente mancanza di significato esprime la natura di vacuità dei fenomeni e la loro comprensione può avvenire solo attraverso la pratica meditativa.
- SKANDHA -> vedi AGGREGATI
- SOFFERENZA (sanscrito Dukkha): in termini di filosofia buddista si intende la natura insoddisfacente della vita, in tutte le sue accezioni.
- SPAZIO: in senso buddista indica Sunyata. - > vedi SUNYATA
- SRAVAKA: sanscrito (in tibetano Ngentho), letteralmente “Uditori”. Il termine indica i praticanti Hinayana che si affidano all’ascolto come via per la liberazione.
- STUPA (in tibetano Chorten): è la rappresentazione della mente di Buddha.
- SUNYATA: termine sanscrito (in tibetano Tong pa gni), letteralmente “Vacuità”. Indica la vera natura di tutti i fenomeni, ovvero la loro mancanza di esistenza inerente.
- SUTRA: sanscrito, traducibile come “Testo”. Sono le istruzioni trasmesse da Bhudda Shakyamuni, definiti insegnamenti causali perché permettono di porre le basi per l’illuminazione. Il termine Sutra indica anche una tre raccolte degli insegnamenti del Buddha storico (Tre Canestri).
- TANTRA: sanscrito, letteralmente “Filo” o “Continuità”. La via del Tantra (o “Sentiero della fruizione “), chiamata anche la via di Diamante, fa parte degli insegnamenti di Buddha Shakyamuni chiamati “Quarto giro della ruota del Dharma”, da lui trasmessi nella forma di Vajradhara . Il buddismo tantrico è considerato la via veloce perché può permette di ottenere l’illuminazione addirittura in una sola vita, Tuttavia non è un metodo adatto a tutti perché la motivazione profonda necessaria a praticarlo, e i rigidi impegni (voti) che richiede, sono accessibili solo a praticanti avanzati.
- TARA: sanscrito (in tibetano Dölma), letteralmente “Stella”. E’ un Bodhisattva trascendente femminile che rappresenta la parte attiva e veloce della mente illuminata. Tara è detta anche la “Liberatrice” e la “Veloce” poiché essa opera incessantemente per proteggere e salvare ogni essere vivente in modo rapido.
- TATHAGATA: sanscrito, è il termine utilizzato da Buddha Shakyamuni per indicare sé stesso nelle raccolte dei suoi sermoni. Può essere tradotto con “colui che viene e va allo stesso modo”, ed è utilizzato anche come appellativo onorifico nel senso di “Completamente illuminato”.
- TERRA PURA o REGNO PURO (sanscrito Buddhaksetra): si può definire come una dimensione/sfera di influenza o campo di coscienza di un Buddha.
- TILOPA: (988 -1069 d.C.) mahasiddha indiano che raccolse le trasmissioni complete della via del Tantra. Divenne l’iniziatore del lignaggio Kagyu dopo aver passato le iniziazioni complete al suo discepolo principale, Naropa.
- TRE GIOIELLI: nel buddismo questa espressione indica il Buddha, il Dharma (inteso come insieme degli insegnamenti) e il Sangha: i tre oggetti del Rifugio.
- TRIKAYA: sanscrito, letteralmente “Tre corpi”. Secondo questa dottrina si evidenziano tre tipi di emanazione di un Buddha, detti corpi: il Dharmakaya, il Samhogakaya e il Nirmanakaya.
- TSOG -> vedi GANACHAKRA
- TULKU: tibetano, il termine che indica gli esseri realizzati che, spinti dalla motivazione di bodhicitta, scelgono di rinascere per aiutare gli altri dopo aver raggiunto il Nirvana. Il titolo viene generalmente attribuito ai Lama che vengono riconosciuti come reincarnazioni di mastri buddisti.
- VACUITA’ -> vedi SUNYATA
- VAIROCANA (BUDDHA): sanscrito, letteralmente “Grande Illuminatore”. E’ uno dei 5 Dhyani Buddha e rappresenta l’aggregato purificato della Forma. In lui sono racchiuse le qualità degli altri quattro Dhyany Buddha ed è per questo considerato il “Padre” di tutti i Buddha.
- VAJRA: sanscrito (tibetano Dorge), letteralmente “Fulmine” o “Diamante”. Come oggetto rituale si tratta di un piccolo scettro che simboleggia il Metodo, indivisibile dalla Saggezza (Campana – Ghanta). Metaforicamente il Vajra ha il potere di distruggere tutti i tipi di ignoranza, essendo esso stesso indistruttibile (come il diamante).
- VAJRADHARA: sanscrito (tibetano Dorge Chang), letteralmente “Portatore del fulmine”. E’ il Buddha primordiale , raffigurato di colore blu scuro, che esprimere la quintessenza della buddhità.
- VAJRAPANI: sanscrito (in tibetano Channa Dorge), letteralmente “Con il Vajra in mano”. E’ il bodhisattva dei mezzi abili, protettore e guida del Buddha, nonché rappresentante del potere di tutti i Buddha.
- VAJRASATTVA: sanscrito (in tibetano Dorje Sempa), letteralmente “L’indistruttibile Mente Illuminata”. Attraverso la recitazione del suo mantra – chiamato mantra delle 100 sillabe – è possibile purificare a livello grossolano, sottile e ultra sottile i karma negativi commessi con il corpo, la parola e la mente. E’ considerato la pura energia illuminata di tutti i Buddha.
- VAJRAYANA: termine sanscrito (in tibetano Dorje Thengpa), letteralmente “Sentiero di diamante”. Il termine comprende l’insieme di scuole, dottrine e lignaggi del buddismo Mahayana riferiti al Tantra. Questo metodo è chiamato anche Mantrayana (“Veicolo dei Mantra segreti”) o Tantrayana (“Veicolo dei Tantra”). Questo sentiero è considerato il terzo veicolo (in sanscrito Yana). Gli altri due sono Hinayana e Mahayana.
- VAJRAYOGINI: sanscrito (in tibetano Dorje Naljorma), letteralmente “La yogini del Vajra”, conosciuta anche come la “Dakini Rossa”. E’ la regina delle Dakini e rappresenta uno speciale essere illuminato femminile.
- VELENI MENTALI -> vedi DIFETTI MENTALI
- VESAK: festività buddista che commemora la nascita, l’illuminazione e il Paranirvana di Buddha Shakyamuni. Viene celebrata nel periodo di luna piena del mese di maggio.
- VIPASSANA: pali (sanscrito Vipaśyanā - tibetano Lak Tong ), è la meditazione della “Visione Profonda”. La sua pratica ha lo scopo di arrivare alla comprensione della vera natura della realtà.
VOTI (in tibetano sdom-pa ): con questo termine si intendono gli impegni assunti dal praticante. Esistono voti sia per monaci/monache che per laici, anche se sono ovviamente differenti.
In generale si dividono in 3 categorie:
1. Voti di Pratimoksa
2. Voti del Bodhisattva
3. Voti Tantrici
- YAMA: sanscrito, letteralmente “Signore della morte” o “Colui che irrimediabilmente trattiene con sé”. La sua figura proviene dalla tradizione Vedica (in cui è considerato il Deva della Morte).
- YAMANTAKA: sanscrito, letteralmente “Distruttore di Yama (il signore della morte)”. E’ un ydam del buddismo Mahayana e Vajrayana che rappresenta la manifestazione irata di Manjushri. Nella sua forma collerica viene invece chiamato Vajrabhairava “Il Feroce Adamantino”.
- YANA: sanscrito, letteralmente “Veicolo” o “Che conduce verso”. In ambito buddista si riferisce ai tre grandi filoni del buddismo: Hinayana, Mahayana e Vajrayana.
- YDAM: tibetano (sanscrito Ishtadevata), indica un essere completamente illuminato utilizzato dai praticanti Vajrayana come personale divinità di meditazione nella quale identificarsi durante le pratiche (nel corso di un ritiro spirituale o per tutta la vita).
- YOGA: sanscrito, letteralmente “Giogo” ma in senso più ampio “Unire/unione”.
- YOGI: sanscrito, indica un praticante di meditazione di sesso maschile.
- YOGINI: sanscrito, indica un praticante di meditazione di sesso femminile.